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mostra on line 2020





Di Maria Marchese

"DONNA CON FURETTO" di NATALIA JACQUOUNAIN

"L'esotismo è tutto ciò che è altro, significa aprirsi all'estraneità dell’altro e sentire se stessi, rivestiti di un’estraneità inquietante."

(Victor Segalen, Saggio sull’esotismo)

J. L. Borges definì Segalen come uno tra i più intelligenti scrittori del nostro pianeta.

Di quest’ultimo asseriva: si può leggere Segalen in meno di un mese, ma occorre il resto della vita per iniziare a comprenderlo.
Chi è, invero, questo arcano "altro" , per Segalen?

È il differente, il diverso non "addomesticato" .

Lo scrittore amava l’arte di colui che, attraverso quest’ultima, veniva trascinato verso gli ignoti, che aveva il carisma del dissimile, la cui innocenza va preservata e custodita in modo "scostumato" .

Un meditare eletto e ricercato, quello dell'autore, che trova un’inafferrabile concretezza nella "prosa sacra" , figurata da Natalia Joacquounain.

Attraverso la tela "Donna con furetto" , l'artista russa rende omaggio a Raffaello Sanzio, offrendo, all’osservatore, un eco neorinascimentale di "Dama col liocorno" .

L'occhio dell'astante subisce inevitabilmente la malía di un’atmosfera, che sembra sussurrare il culmine di un amabile delirio interiore.

L’artista ivi custodisce l’essere femminile, celebrandone l’inviolabilità: la dimora in un raffinato e fascinoso contesto, nel quale ella diviene l’apice, la pura riflessione.

Il pensiero diviene mistico e nascosto:la postura della donna, la cui gamba si sovrappone all’altra, celandone così la natura all’occhio umano, ne sancisce l’intimo riserbo.

La ammanta col colore grigio: una tinta di transizione, questa, che la sublima entro gli afflati di pregevoli valori quali l’intelligenza, l’equilibrio e la saggezza.

Il soggetto della tela si traduce come l’apogeo di un crescendo di "stati d'essere" , che si alternano e risolvono tra la sfera che contempla la nobiltà meditativa (contraddistinta dal colore blu) e quella che abbraccia le nozze tra il divino e l’umano (espressa dalla tinta viola) .

Leonardo da Vinci sceglie l'ermellino, per attribuire alla dama qualità quali nobiltà e purezza; Raffaello Sanzio, invece, il liocorno, per indicarne l'innocenza.

Natalia Joacquounain vi accosta un furetto.

A differenza delle due opere sopra citate, nelle quali donna e animale si accompagnano unitamente, in un'unica effigie, l’esteta, in "Donna con furetto" , libera la bestiola dalla figura mulìebre.

Il furetto, simbolo di intuito, agilità e cautela nel dare giudizi, al quale lo sguardo della donna è rivolto, diviene depositario delle doti con le quali quest’ultima affronterà il difforme da sé.

Spicca il collare, color rosso, sul mustelide: un segno distintivo di appartenenza.

Natalia Joacquounain crea qui un contesto che, per ispirazione dei contenuti, scelte cromatiche e composizione, risulta conturbante al punto da rapire l’astante, conducendolo fuori da sé.

Lì, rimane sospeso: sulla soglia di questa enigmatica emanazione dell’alterità... estasiato e, perché no, anche destabilizzato da quest’ultima.